Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales

Groupe de sociologie politique et morale


Libri

PICCOLO NORD. Scelte pubbliche e interessi privati nell’Alto Milanese

Tommaso Vitale, Simone Tosi

Milano, Bruno Mondadori, 2011

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Chi governa la piccola città? Cosa viene governato e cosa, invece, rimane ai margini ed è procrastinato? Quali i luoghi e i livelli in cui vengono prese le decisioni? Quali gli esiti sul piano urbanistico, economico e sociale? Che ruolo gioca l’élite delle grandi famiglie industriali, e come risulta modificata dalla forza dei processi di conversione industriale?

Sono alcune delle domande di questa ricerca condotta su Legnano e l’Alto milanese, un’area a cavallo tra la provincia del capoluogo lombardo e quella di Varese, lungo l’asse del Sempione. Una realtà in cui nel corso del Novecento si è sviluppata un’intensa vita associativa e politica, e che oggi si presenta altamente urbanizzata, in cerca di un proprio ruolo in rapporto alle medie e grandi città limitrofe. Il libro è un utile strumento per comprendere l’intreccio specifico di meccanismi e processi in territori nei quali la crisi di leadership politica e la ricerca di una visione strategica personale caratterizzano i rapporti fra economia e società.

Dalla proposta alla protesta, e ritorno. Confliti Locali e innovazione politica.

Noemi PODESTA, Tommaso VITALE 

Milano, Bruno Mondadori, 2011

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Disastri ambientali. Realizzazione di mega progetti. Nuove infrastructure di collegamento aereoportuali o ad alta velocità. Emergenze abitative. Bonifiche di aree vaste, inquinate da lungotempo. Impianti per lo smaltimento dei rifiuti. Incompatibilitàfra allevamenti e riproduzzione del danno ambientale. Sono mille I temi nei quail nei territory emergono confliti che spesso sembrano non negoziabili, e assorbono buona parte delle energie politiche dei governi locali. Cosa succede in questi conflitti? O invece cambiano i rapporti di forza e migliorano le potitiche pubbliche ? E se si, a quali condizioni ? Il vomume ripercorre molti casi di conflitto locale di grande importanza, li analizza in profondità e vi scava dentro per andare oltre le facili retoriche e le sirene del populismo. Non sempre i conflitti sono foriieri di nuove norme vincolanti e condivise; non sempre modificano le condizioni di incluzione ed esclusione nei processi di governance. A volte accade:la sfida del volume sta proprio nel voler mostrare in che modo nei conflitti si produce l’innovazione politica dei territori.  

Stati di pace. Una sociologia dell'amore

Luc Boltanski

Milan, Vita e Pensiero, 2005

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È possibile che la sociologia si impegni a descrivere e comprendere le ragioni morali delle azioni pur mantenendo la propria specificità di disciplina diversa dalla filosofia o dalla teologia? Di ciò è convinto Luc Boltanski nel rivendicare la necessità e il valore di una sociologia ‘morale’.

Dopo essersi occupato a lungo della giustizia e delle sue molteplici espressioni in ‘situazioni di disputa’, si rivolge a una realtà spesso lasciata in ombra dalle teorie dell’azione: gli ‘stati di pace’. Se è vero infatti che le relazioni sociali possono essere occasioni di conflittualità, è altrettanto innegabile che in molti casi l’agire degli individui si svolge in modo pacifico.

In particolare, esiste un ‘regime di pace’ nel quale talune persone rinunciano a esercitare quel ‘do ut des’ che è alla base di un’idea retributiva di giustizia. È lo ‘stato’ in cui nessuno può rimpiazzare qualcun altro e la reciprocità delle azioni si sottrae alla sfera del calcolabile: le persone danno di più di quanto esiga in quel momento la situazione. È la logica del dono, del gratuito. Per spiegare tale sorprendente comportamento, l’autore riprende dal pensiero cristiano il concetto di agape, ovvero quella tensione tra amore e giustizia che rende possibile un mondo in cui degli esseri in pace siano sottratti all’obbligo di stabilire relazioni di equivalenza.

L’agape di cui qui si parla non è quello teologico, fondatore del Regno di Dio – poiché è illusorio pensare a una società in cui l’amore plasmi diffusamente le relazioni. L’uomo, nell’agire concreto della vita, alterna momenti in cui dona per il piacere di dare, chiede giustizia o oscilla tra pace e disputa. Tuttavia, l’agape conserva la propria forza, e la sua presenza nella società degli uomini, per quanto modesta, è tutt’altro che trascurabile: rende ‘interessanti’ e vitali le nostre più ordinarie relazioni, le sospinge in avanti, dando respiro e speranza al vivere quotidiano.


Luc Boltanski, sociologo tra i più importanti nel panorama internazionale contemporaneo, è Directeur de thése all’École des Hautes Études en Sciences Sociales a Parigi e fondatore del GSPM (Groupe de Sociologie Politique et Morale). Tra le sue più recenti pubblicazioni si segnalano Le nouvel esprit du capitalisme (Paris 2000) e La condition foetale (Paris 2004).

La condizione fetale. Una sociologia della generazione e dell’aborto

Luc Boltanski

Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 2004

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La ricerca antropologica mostra che l’aborto è una pratica comune a ogni società conosciuta. Colpisce, tuttavia, l’assenza di una sua rappresentazione simbolica. Non se trovano tracce nei canti nelle raffigurazioni plastiche e pittoriche né, tanto meno, nei miti e nelle leggende. Eppure, sebbene deplorato e non rappresentato, l’aborto è sempre stato tollerato. Anche oggi, nonostante sia legalizzato, viene confinato in uno spazio di ufficiosità: deve restare nell’ombra perché mostra l’esistenza di una contraddizionelogica nell’esperienza della gravidanza, tra la necessità di singolarizzare e quella di non dicriminare. Il libro non è una rifessione morale indignata, né è impegnato nel dibattito politico. L’analisi di Luc Boltanski muove da un’impeccabile ricerca basata su un centinaio di osservazioni e su quaranta interviste in profondità con donne che hanno vissuto questa esperienza, spesso in piena solitudine intrecciando con delicatezza alleloro parole considerazioni di ordine storico sulle differenti modalità con cui si è governata la pealizzazione e la  depenalizzazione o al rifiuto di un nuovo nato, in quale clima di relazioni amorose questa scelta viene operata, quale peso ha nella decisione la nuova categoria di « progetto genitoriale » ? La condizione fetale è una ricerca sulla generazione e sull’aborto, visti nel loro legame intimo e tragico. Una ricerca che mette il lettore in grado di comprendere cio que è in discussione, qual è la posta in gioco quando si parla o si tace su una questione al cui coreè la definizione stessa di condizione umana.

Ai margini dello sviluppo urbano. Uno studio su Quarto Oggiaro

Tommaso VITALE, Rossana TORRI

Bruno Mondadori, 2009

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Quarto Oggiaro, Milano. Pochi quartieri delle città del Nord Italia sono considerati così emblematici per il cumulo di problemi e di svantaggi sociali. Poche periferie sono state così stigmatizzate e discusse attraverso i mass media. Eppure Quarto Oggiaro non è solo questo. Nato per accogliere l’immigrazione del boom economico, il quartiere è oggi attraversato da profondi cambiamenti ed è al centro di ben più ampie trasformazioni urbane.

Quali sono i nessi empirici tra fattori sociali e fattori economici nello sviluppo di questo luogo? I meccanismi che ne hanno prodotto la marginalità sono gli stessi che l’hanno mantenuta nel tempo? I principali mutamenti urbani vengono subiti dagli abitanti del quartiere o sono letti come opportunità? Le scuole presenti nel territorio riducono o amplificano le disuguaglianze sociali? Il basso valore degli immobili si configura ancora come meccanismo di segregazione o costituisce un elemento capace di attrarre nuove popolazioni produttive? Sono queste alcune delle domande a cui il libro prova a rispondere, attraverso i risultati di uno studio effettuato con molteplici tecniche di indagine, in un dialogo continuo e riflessivo con i protagonisti del quartiere.

Politiche possibili : Abitare le città con i rom e i sinti

Tommaso VITALE

Carocci Pressonline, 2009

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Da secoli sono parte integrabte della storia urbana e rurale del nostro Paese. Li chiammiamo con diversi nomi : zingari, nomadi, rom, sinti, camminanti, yemish. Negli ultimi anni la loro presenza è diventata uno dei principali temi di dibattito e mobilitazione nella vita politica, poprattuto a livello locale. I Comuni sono chiamati a realizzare politiche sociali e abitative, e spesso non sanno cosa fare. Tentate della demagogia, incalzate dai media, le amministrazioni sovente non conoscono esperienze già attuate in altre città e di cui è stata esperital’efficacia. Nel volume vengono esminati aspetti storici culturali e sociologici dei differenti gruppi zigani evengo descritte le linee di politica progettate dall’Unione Europea. Sono poiesposte nel dettaglio le politiche sociali, sanitarie, educative, del lavoro e, in particolare, abitative realizzate versi i nomadi in diverse realtà italiane. Dall’insiemeemerge come, se programmate e negoziate con i rom e i sinti, politiche locali che affrontano i problemi e le contraddizioni e rispettano i diritti de tutte le parti in gioco sono possibili.

Sociologia del lavoro, n°104, « Le convenzioni del lavoro, il lavoro delle convenzioni »

Tommaso Vitale, Vando Borghi

Milano, Franco Agneli, 2007

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Nella seconda metà degli anni '80 è emerso in Francia un programma di ricerca finalizzato a rimettere al centro dell'economia politica le competenze normative delle persone: l'Economia delle convenzioni. Nel corso di questi vent'anni, l'Economia delle convenzioni è cresciuta notevolmente, coinvolgendo ricercatori e centri di ricerca ben al di là del primo ristretto gruppo di persone che la hanno fondata, suscitando un interesse crescente anche nel mondo anglosassone.

I fondatori del programma di ricerca hanno molta familiarità con la statistica e l'econometria, ed hanno lavorato a lungo sui processi storici di definizione delle categorie socio-professionali e dei criteri di codifica, partendo da una riflessione durkheimiana sui sistemi di classificazione. Ma a questo genere di riflessioni hanno accostato anche le acquisizioni più recenti sulle forme della razionalità, sul coordinamento in situazioni di incertezza radicale e sull'interpretazione delle regole nella vita economica. L'intreccio di tradizioni di analisi abitualmente tenute separate ha permesso di sviluppare una riflessione inedita sui criteri di valutazione (o "convenzioni") e di giocare, soprattutto in Europa ma progressivamente anche negli USA, un ruolo importante nel rendere riconoscibili e praticabili dei terreni di ricerca comuni fra economisti, storici e sociologi.

Questo volume intende iniziare un dialogo intenso e dialettico fra la scuola dell'Economia delle convenzioni e la Sociologia economica e del lavoro italiana. L'introduzione (Borghi e Vitale) ricostruisce brevemente la storia dell'Economia delle convenzioni e ne mette in luce i punti di contatto con altre tradizioni di studio dell'economia come scienza politica e morale. La prima parte comprende un testo collettivo di presentazione del programma di ricerca e sei articoli inediti sia di ricercatori che hanno contribuito a fondare l'approccio (Eymard-Duvernay, Favereau, Salais, Thévenot) sia di ricercatori più giovani che hanno contribuito a sviluppare la prospettiva (Bessy, Breviglieri). Gli articoli di questa prima parte si concentrano specificamente su temi legati all'organizzazione del lavoro e al mercato del lavoro. Nella seconda parte, l'Economia delle convenzioni viene discussa criticamente da alcuni dei massimi esponenti del dibattito in sociologia (Pizzorno, Stark, Swedberg, Tilly). Nella terza parte, infine, alcuni giovani studiosi italiani di sociologia del lavoro (Bertolini, Chicchi, Fullin, Gosetti) discutono i limiti ed i possibili apporti dell'Economia delle convenzioni alla ricerca sociologica in tema di lavoro.

Che cos'è pubblico? - Presentazione del fascicolo

Lavinia BIFULCO, Vando BORGHI, Ota De LEONARDIS, Tommaso VITALE

Italian journal of social policy, 2006

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Questo numero contribuisce al patrimonio di riflessione che «La Rivista delle Politiche Sociali» ha in questi anni sviluppato sulle politiche pubbliche, sulla governarne delle politiche, sui rapporti tra privato e pubblico, e ne raccoglie interrogativi ed elaborazioni distribuiti in diversi numeri precedenti e in occasioni di dibattito che la Rivista stessa ha promosso. La costruzione di questo numero ha raccolto, inoltre, l’occasione di un primo ciclo di seminari in cui le tematiche qui affrontate sono state oggetto di analisi e discussione.

Ritorno a Seveso. Il danno ambientale, il suo riconoscimento, la sua riparazione

Laura CENTEMERI

Bruno Mandadori, 2006

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Nel 1976 l'Italia fu teatro di uno dei maggiori disastri ambientali della sua storia: da un reattore della fabbrica Icmesa si sprigionò una nube di diossina, un veleno che, per quanto se ne sapeva allora, avrebbe potuto generare effetti catastrofici, non solo distruggendo vite umane ma rendendo di fatto inabitabile il territorio su cui si era depositata. A trent'anni dall'incidente, uno studio che finalmente mette a fuoco i risvolti sociali e politici legati al danno biologico ed ecologico, non limitandosi a insistere sulle vittime della diossina e sul loro inquietante statuto di "osservati speciali" da parte della scienza, ma ricostruendo gli eventi secondo una chiave interpretativa di ampio respiro.

In nome di chi? Partecipazione e rappresentanza nelle mobilitazioni locali

Tommaso Vitale

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Da sempre le città sono luoghi di conflitto. Gruppi più o meno organizzati protestano, contestano, criticano, negoziano, si indignano, fanno accordi e compromessi, scendono in piazza, invadono le strade e costruiscono spesso servizi e risposte mutualistiche. Ma anche in questo caso, a volte tornano a sfidare, pungolare e pressare i politici eletti, problematizzando temi esclusi dall'agenda politica. Le linee di conflitto che si aprono fra partecipanti e rappresentanti eletti democraticamente sono tensioni generative per la vita democratica urbana.

 Ma nelle città non ci sono solo contrasti fra partecipanti e rappresentanti: emergono anche le tensioni fra partecipanti e rappresentati. I movimenti urbani prendono la parola e parlano in nome di qualcuno. In nome degli abitanti, dei cittadini, dei lavoratori, delle donne. Si attivano e, nel partecipare, avanzano proposte e critiche in nome di un gruppo più ampio, che provano a rappresentare. Non è detto, però, che i soggetti in nome di cui i movimenti urbani parlano accettino di essere rappresentati, anche perché le pratiche di protesta non convenzionale e di azione diretta non hanno forme legittime di rappresentanza, sorvegliate e periodicamente messe alla prova.

 Il libro affronta le diverse linee di tensione fra partecipazione e rappresentanza attraverso una pluralità di voci e approcci teorici. Costruito sulla base di alcuni studi di caso - Berlino, Buenos Aires, Grenoble, Firenze, Los Angeles, Milano, New York, Palermo, Parigi, Venezia - vede la collaborazione di studiosi di movimenti e conflitti urbani di fama internazionale: Massimiliano Andretta, Marion Carrel, Daniel Cefaï, Nina Eliasoph, Charlotte Halpern, Margit Mayer, Andrea Membretti, Nicola Montagna, Lorenzo Mosca, Gabriel Nardacchione. Dai problemi di rappresentanza interna ed esterna dei movimenti urbani ai processi di istituzionalizzazione, dai rapporti fra movimenti urbani, partiti, sindacati e movimenti per la giustizia globale all'azione collettiva su scale differenti, dal ruolo degli esperti e dei tecnici alle tensioni fra fornitura di servizi e rappresentanza di interessi, il volume sviluppa le diverse tematiche articolando costantemente analisi empirica e riflessione teorica.

Europa, costituzione e movimenti sociali

Peter Wagner, Giuseppe Bronzini, Antonio Negri, Heidrun Friese

Roma, Manifestolibri, 2003

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Il processo costituente europeo è giunto con la conferenza intergovernativa di Roma a una svolta decisiva. Ma tra i movimenti europei cresce la consapevolezza di una dimensione comune al servizio di una società civile globale che non intende cancellare le sue prerogative a favore delle compatibilità del mercato. Una serie di importanti studiosi provenienti da diversi paesi prendono in esame la Costituzione europea e le sue tappe con un occhio attento ai rapporti con la potenza americana e col suo modello economico, cercando di individuare uno spazio di azione per i movimenti che intendano incidere sui rapporti sociali e i modi di vita nel vecchio continente. Dopo la crisi delle sovranità statali, la dimensione europea si rivela infatti l’unico spazio in grado di garantire un arricchimento della democrazia.

Lo spettacolo del dolore. Morale umanitaria, media e politica

Luc Boltanski

Editore Cortina raffaello. Collana Scienza e idee.Milano, 2000

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Parlare e pagare: solo questo può fare lo spettatore "benevolente" cui i media somministrano quotidianamente lo spettacolo del dolore? Possiamo ancora fidarci delle denuncie a mezzo stampa o attraverso la tv? Siamo davvero garantiti che il nostro impegno potrà concretarsi in azioni efficaci per chi soffre? E non è tutto questo un comodo alibi per sentirci "anime belle" di fronte a carestie, epidemie e massacri? Luc Bontanski conduce il lettore attraverso le varie "topiche della sofferenza", in una cavalcata nella cultura moderna che va da Adam Smith a Rousseau, da Sade a Baudlaire, da Sartre a Camus, fino a riscoprire le ragioni di una "politica del presente" che si appassiona alle sorti delle vittime "qui ed ora" nel mondo senza cercare pretestuose giustificazioni in ideologie del passato o in utopie del futuro.

Europa politica. Ragioni di una necessita

Heidrun Friese, Antonio Negri, Peter Wagner

Roma, Manifestolibri, 2002

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Questo volume raccoglie la sfida e traccia il disegno di un'Europa possibile e necessaria per fronteggiare la combinazione di neoliberismo e globalismo che caratterizza il capitalismo contemporaneo. Un'Europa politica non può nascere, sostengono in questo volume una serie di importanti studiosi provenienti da diversi paesi, riproponendo su più larga scala la logica dello stato nazionale, ma deve situarsi nel quadro della costellazione globale del presente. In un'Europa situata storicamente tra la fine del colonialismo e la molteplicità contemporanea delle diverse modernità, è necessario esplorare le condizioni politiche e costituzionali per sostenere un modello di solidarietà sociale europeo.

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Les annonces

  • Les travailleurs intellectuels à l'épreuve des transformations de l'emploi et du capitalisme. Nouvelles figures, nouvelles classes ? Parmi les tendances caractéristiques du capitalisme contemporain, les sciences sociales mettent souvent en avant d’une part les transformations de la relation salariale vers davantage de flexibilité, d’intermittence et d’incertitude quant à ses frontières et ses statuts et, d’autre part, la montée en puissance d’une production immatérielle ou cognitive et d’un travail plus « créatif ». L'objectif de cette journée d'études est d’interroger les travaux théoriques ou empiriques qui voient dans ces deux tendances le fondement d’une recomposition des classes sociales, en particulier à travers l’émergence de nouvelles géométries sociales centrées autour de la figure d’un travailleur intellectuel précaire.